[vc_row][vc_column][vc_column_text]Coronavirus: cosa state suggerendo di fare ai vostri soci allevatori in questo momento di grande difficoltà per tutto il comparto?

In questa fase di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, si registrano forti criticità per il comparto zootecnico collegate alle mancate vendite di prodotto. Le produzioni maggiormente colpite sono quelle di latte vaccino, mozzarella di bufala campana, carne di vacche da latte con più di quattro anni e agnelli: quelle destinate, innanzitutto, ai canali della ristorazione, attualmente chiusi, ma che subiscono anche gli effetti di un rallentamento dell’export.
Nel settore lattiero caseario, in aggiunta agli interventi presso istituzioni (Ismea, Mipaaf e Agea), Gdo e industria di trasformazione, per garantire la tenuta dei prezzi del latte come Coldiretti abbiamo ritenuto importante sensibilizzare anche i nostri soci allevatori. Domandiamo loro comportamenti virtuosi, tali da permettere di continuare a produrre, però evitando d’immettere sul mercato prodotto in eccesso in questa fase contingente e provvisoria.
Abbiamo, poi, suggerito una serie di misure utili a contenere, senza impatti negativi, la capacità produttiva delle stalle nel rispetto, come sempre, del benessere degli animali.
Inoltre, stiamo chiedendo agli allevatori di riservare la massima attenzione ai propri salariati, garantendo elevati standard di sicurezza e attuando ogni precauzione per evitare il diffondersi dei contagi.

Avete messo in campo strumenti dedicati di monitoraggio rispetto all’andamento del mercato?

Abbiamo attivato una casella di posta dedicata (sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it) per monitorare gli attacchi speculativi: raccogliamo informazioni e segnalazioni, sulla base delle quali agire poi a livello giudiziario nel caso non venissero fornite adeguate motivazioni.

Quali le pratiche maggiormente denunciate in questo frangente?

Tra le speculazioni in atto, si sono registrate richieste di riduzione del conferimento giustificate con la diminuzione dell’attività collegata al canale Horeca, che rappresenta il 36% dei consumi alimentari in Italia. Medesimo discorso vale per il prezzo del latte pagato agli allevatori: è in atto un fenomeno speculativo che non trova giustificazione a fronte di un prodotto deperibile che è alla base della dieta mediterranea e la cui produzione non può arrestarsi. Come Coldiretti, siamo in costante contatto con le nostre imprese per trovare soluzioni alternative alla collocazione di produzioni in eccesso: in particolare, per coloro i quali hanno ricevuto rifiuti nel conferimento dagli abituali caseifici.

Quale il settore dove la situazione è più critica?

Il settore più colpito da questa emergenza è stato certamente quello del latte bufalino, che notoriamente è trasformato in mozzarelle, per la gran parte vendute all’interno dell’ambito della ristorazione. Per questo prodotto, che altrimenti sarebbe stato lasciato a terra dai caseifici, si è scelta per lo più la via della congelazione: una decisione che ha condotto finanche a una modifica temporanea al disciplinare di produzione della Mozzarella di latte di Bufala Campana. È stato così possibile stoccare il latte nelle celle di congelamento, materia prima che potrà poi essere riutilizzata al momento della riapertura del mercato Horeca. E ai caseifici che hanno domandato una corresponsabilità nei costi di congelamento è stato chiesto di aspettare la fine dell’emergenza e, per ora, di pagare il prezzo pieno.

Quali gli altri segmenti in difficoltà?

Per quanto riguarda il settore ovino, la situazione pandemica ha avuto gravi ripercussioni sulla filiera dell’agnello da latte. I commercianti e i macellatori spiegano questa criticità col comportamento dei consumatori a privilegiare l’acquisto di prodotti di prima necessità a lunga scadenza o congelati, scartando nelle loro scelte la carne ovina. Il problema più urgente riguarda la prossima collocazione degli agnelli normalmente consumati durante le feste pasquali. E il nostro impegno è rivolto alla ricerca di risorse da destinare al settore, fondamentali in un momento difficile per l’allevamento, ambito che sta registrando molte perdite.

Lo stesso discorso è da fare per la carne da vacche da latte con più di 4 anni: le chiusure nel canale della ristorazione hanno inevitabilmente compromesso la trasformazione da riforma in hamburger da destinare alle catene di fast food. Anche in questa situazione, è importante il nostro impegno nel reperire risorse per il settore.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]