[vc_row][vc_column][vc_column_text]Cosa chiedete al mondo della trasformazione?

Nell’attuale frangente di difficoltà, è fondamentale garantire stabilità lungo tutta la filiera, così da bloccare ogni tentativo di speculazione a danno dei consumatori e degli agricoltori. Stiamo facendo tutto il possibile per garantire la tenuta del livello di prezzo del latte facendo appello alla Gdo affinché, con senso di responsabilità, scelga prodotti italiani.

A riguardo avete dato vita a qualche iniziativa specifica?

Abbiamo avviato le adesioni alla mobilitazione #MangioItaliano, per invitare alla responsabilità e a sostenere la produzione nazionale, privilegiando negli approvvigionamenti delle industrie e della distribuzione commerciale il Made in Italy.
Più nello specifico, abbiamo ad esempio domandato alla filiera suinicola di bloccare le importazioni di carne suina e soprattutto di cosce: solo l’anno scorso l’import è stato di 56 miIioni di pezzi. L’invito pressante che rivolgiamo alla distribuzione italiana è di scegliere esclusivamente prodotto proveniente dalle industrie della salumeria che garantiscono l’utilizzo di carni suine italiane. In questa direzione, è continuo anche il nostro pressing e lavoro per ottenere l’obbligo di indicare l’origine della carne utilizzate anche per salumi e prosciutti.
Gli stessi appelli, poi, li rivolgiamo alla Gdo e ai consumatori italiani rispetto al consumo di sola carne di agnello italiana.

Come deve intervenire, a vostro avviso, il mondo politico per sostenere il mercato?

Alle istituzioni (Ismea ed Agea) abbiamo domandato di aprire tutti i canali possibili per smaltire le produzioni: a iniziare dal ritiro per la distribuzione agli indigenti. Con il Mipaaf, poi, abbiamo elaborato un piano integrato per affrontare questa emergenza, in aggiunta a una campagna di promozione che, nelle prossime settimane, andrà a coinvolgere anche i mercati esteri, tenuto conto che l’agroalimentare è centrale per la nostra economia.
Stiamo, inoltre, lavorando con il governo perché si trovino gli strumenti atti a rifondere gli eventuali danni causati dalla situazione di emergenza, una volta usciti dalla crisi in corso. A riguardo, abbiamo spinto affinché, anche nel Dpcm, venissero garantite le attività agricole, zootecniche e di tutte le filiere ad esse collegate. Infine, abbiamo chiesto di rendere pubblici gli elenchi dei caseifici che importano latte e cagliate dall’estero e vogliono abbassare le quotazioni di quello italiano.

Altre misure che vi hanno visto direttamente coinvolti?

Come accennato prima, abbiamo richiesto ed ottenuto l’aumento del fondo per l’aiuto agli indigenti, così da rispondere alle necessità dei più bisognosi e fornire al contempo un primo sostegno all’allevamento italiano. Questo intervento da 50 milioni di euro, fortemente voluto da Coldiretti sin dall’inizio della crisi e recepito dal Governo all’interno del decreto “Cura Italia”, riguarda i settori più colpiti dall’attuale emergenza: latte, carne bovina, ovina e suina. Per tutti comparti coinvolti, abbiamo domandato che venga garantita l’italianità del prodotto agricolo made in Italy al 100%, come sostenuto dalla campagna #MangioItaliano.
Inoltre, noi di Coldiretti abbiamo richiesto che vengano escluse dalla partecipazione ai bandi le industrie che, compromettendo il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera, hanno assunto comportamenti speculativi sottopagando i prodotti ad agricoltori e allevatori.

Ma, a vostro avviso, è possibile promuovere un patto straordinario di filiera, tra allevatori, produttori e distributori, per far fronte a questo difficile momento e a quelli che seguiranno?

Come Coldiretti, ci siamo mossi settore per settore. Per il latte bufalino, ad esempio, la nostra azione si è indirizzata alla ricerca di un sostegno pubblico nazionale. Sono stati stanziati 2 milioni di euro a favore del segmento nell’ambito del Fondo per la Competitività delle filiere istituito con Decreto dal Governo per attenuare le perdite del comparto agricolo a causa del Corona virus. Alle imprese di trasformazione del settoreè riconosciuto un aiuto pari a 10 centesimi di euro per ogni litro di latte di bufala fresco comprato senza disdette o sconti sul prezzo – ovvero acquistato alle condizioni di mercato o contrattuali presenti prima del 1° marzo 2020 – che sia successivamente congelato ed utilizzato per la produzione di Dop.
Ma il nostro impegno non si è limitato a questo. In aggiunta agli appelli fatti alla Gdo e ai nostri concittadini di consumare solo carne di agnello italiana, ci siamo spesi per ricercare opportune risorse economiche da destinare ai nostri pastori. Nella ripartizione delle risorse destinate agli indigenti sono previsti 2 milioni per la carne di agnello, mentre sono stati previsti per il settore ovicaprino altri 7,5 milioni delle risorse destinate alle filiere nel fondo per la Competitività. In aggiunta, Agea ha aperto un bando da 14 milioni per l’acquisto di formaggio pecorino sempre da destinare alle persone indigenti.
Infine, sono stati stanziati 200mila euro per il funzionamento, dove attive, delle Commissioni uniche nazionali (Cun), con l’obiettivo di favorire la formazione del prezzo indicativo nei settori dei maiali, dei conigli e dei polli. Occorre, infatti, monitorare attentamente i mercati e attivare eventuali interventi straordinari di ammasso privato: a riguardo, ci siamo già mossi attraverso i nostri uffici di Coldiretti a Bruxelles.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]